Ci hanno rubato i corpi.
Soggettività in (infra)strutture sociali prodotte secondo macchine collettive di organizzazione e stratificazione, le quali letteralmente costruiscono i nostri saperi, le nostre percezioni, le sensazioni che possiamo e non possiamo “far arrivare” alla coscienza. I nostri corpi rubati.
Siamo organizzat_, prodott_ e riprodott_ continuamente.
Nasciamo attraverso un apparato di cattura (medico) che ci segmenta immediatamente assegnandoci un genere, per poi lasciarci nelle esperte mani di famiglie il cui primario scopo è di riprodurre la rete di regole che un sistema di controllo globale ha insegnato loro, regole imparate a memoria, memorie sature di grafi completi disposti in uno schema dicotomico di significazione. Siamo spint_ a scoprirci normativamente eterosessuali, destinati_ alla famiglia borghese, siamo imboccat_ a forza di percezioni atte a formare la nostra identità da scolpire nella pietra perché sia adeguata alla struttura fitta di punti e connessioni discrete in cui dobbiamo vivere.
I nostri corpi si formano in posture piegate da un peso enorme, nei canali forzati di semiotiche dispotiche nelle quali le nostre cellule devono farsi strada.
Ci insegnano il reale fatto di questi strati, di livelli discreti, il piano biologico che non comunica con quello semiotico che non comunica con quello tecnologico, per un pensiero che non ha effettualità materiale, e una materia inerte a farsi manipolare dalle nostre mani colonizzatrici guidate da una mente astratta, razionale, trascendente, la mente dell’Uomo a conquistare una madre natura passiva.
E fanno tutto questo affinché nulla cambi, affinché le dinamiche di potere siano tenute stabili e anzi in grado di crescere, di catturare sempre più materiali, con una capacità di sezione sempre più granulare, bio-materiali collegati a segni significanti asfissianti, modelli di soggetti come sezioni di bacini d’utenza. Acquirenti felici, messi a valore, che imparano a nutrirsi di briciole muffite con le quali provare a replicare la stessa estrazione di valore, su qualcun_ di più debole.
Basta.
Esistono linee di fuga. Le abbiamo percepite nei nostri glitch di personalità, nei tratti incontrollati sbucati nel nostro corpo, nei nostri sogni che sono dapprima apparsi incubi che inneggiavano al tradimento della normalità in cui stavamo crescendo, e poi da incubi sono diventati segmenti di una strategia operativa da attualizzare.
Sì, esistono linee di fuga. Esistono percorsi sotterranei, passaggi a tagliare le stratificazioni, esperienze di ricerca che possano porci in un percorso inaspettato.
Noi siamo (su) tale percorso. Siamo elementi material-semiotici di relazioni diffuse, materia in movimento vitale a comporre corpi tramite concatenamenti non lineari fatti di particelle, tratti semiotici, tecnologici, onirici, danze, corpuscoli non umani, virus, batteri, scambi orizzontali che ci contagiano e fanno metamorfosi.
Attraversiamo i luoghi, siamo situat_ con i nostri corpi in altri corpi, li interroghiamo, ne ascoltiamo i gradienti di intensità, i rapporti di movimento e riposo. Ascoltiamo spiragli di respiro ancora vitali, abbiamo visioni, ci commuoviamo della zoe inarrestabile. Ci colleghiamo come un innesto delicato, un tentativo tremante, un esperimento appeso su un ponte nel vuoto. Sentiamo, inarrestabilmente sentiamo. Siamo portat_ da un desiderio invincibile, potenza vitale, lontana da ogni smania di colonizzazione, non tessiamo reti basate sulla conquista, sul mettere a valore, sullo sfruttare corpi.
Ma tentiamo, tentiamo ancora di far sì che qualcosa si sposti, che due sguardi si trovino a incontrarsi, e un corpo nuovo si faccia attraverso la liberazione di un flusso. Un corpo contro natura, fatto di alleanze di ogni sorta, lontano da leggi e regole, gerarchie e morali. Un corpo molteplice, di singolarità che non si fondono come una cosa sola, ma che lavorano insieme per diventare battito comune, rapporto nuovo in relazione.
Portiamo avanti, un giorno alla volta, questa etica del sentire.
Una pratica dell’attraversare i luoghi, incontrare uman_ e non uman_, costruire corpi effimeri che segnino nuovi punti di intensità locali fino a quel momento inespressi.
Collettiv_
Intens_
Generativ_
Rivoluzionari_